Quella tazza, a guardarla, sembra una tazza normale.
Eppure, ogni volta che la prendo tra le mie mani, sfioro le sue. Credo siano impresse, in qualche modo, sulla ceramica. Le sue impronte sono lì da quando, quel giorno d’estate di quattro anni fa, lei la prese dallo scaffale del negozio. Così immagino sia andata.
Poi deve averla rigirata tra le dita, forse indugiando con i polpastrelli sul bordo decorato, accarezzandolo più volte con il pollice. Decise che sarebbe stata proprio quella a farmi compagnia, mentre sorseggiando il mio caffè lungo al mattino, avrei osservato le cinciallegre fare festa in giardino.
Deve averla infine guardata, sorridendo con quella dolcezza che le faceva socchiudere gli occhi in quel modo tutto suo, inclinando leggermente il capo di lato e l’ha scelta…
Chissà se lo sa che ora, versando il caffè, io guardo questa tazza cercando i suoi occhi riflessi nella ceramica lucida e bianca.
A volte, giurerei di riuscire ad incrociarlo quello sguardo.
Poi, deve averla deposta con delicatezza sul bancone del negozio, e con tono gentile aver detto alla commessa: ” la prendo, è un regalo, posso avere un pacchetto?”
È stato il suo ultimo regalo per il mio compleanno. Poi, se n’è andata.
Con la sua dolcezza e la sua eleganza, sottovoce.
Io invece sono rimasta. Cuore accartocciato. Pensieri muti che mi derubavano la testa. Mi manca. Mi manca ogni giorno. Al mattino, la cerco, scegliendo proprio quella tazza, per raccontarle le mie giornate, le mie scelte, il mio mondo di adesso, è un po’ come sedersi a fare colazione insieme. È un po’ anche questo. Immaginare di darle il buongiorno.
Quella tazza, a guardarla, sembra una tazza normale, ma non lo è. È una tazza con la storia delle sue dita sulla ceramica. Che oltre alle mie mani , ogni mattino, scalda anche il mio cuore.
A mia Madre.
4 commenti
C’è un sottile filo rosso che si dipana. Ora il capo di quel filo ce l’ha mia figlia e la guardo mentre inconsapevole lo porta fiera nel mondo. Lo vedo scorrere tra le mie dita e guardo dietro di me e scorgo mia madre che a sua volta lo tiene delicatamente. Dietro di lei, su un altro piano, in un altro tempo, sua madre, e la madre di sua madre prima di lei. Ed io vedo questo filo rosso scorrere nel mondo e nel tempo. Un filo che non si ferma, un filo che non si interrompe per nessun motivo.
Siamo figlie che tengono un filo rosso tra le dita. Siamo madri. E quel filo rosso fatto di amore non si interromperà mai.
Loro vivono così tanto in noi che non ci lasciano mai.
Ti abbraccio forte amica
È così…siamo figlie, siamo madri e quel filo continuerà a srotolarsi in ogni parte del Mondo. Aldilà della Storia. Aldilà di ogni diatriba. Aldilà di cosa sia bene e cosa sia male. La Vita è quel filo rosso. Grazie per il tuo preziosissimo commento. Un abbraccio a te.
Mi sono commossa a leggere il tuo bel racconto….hai un animo puro, buono e meraviglioso.
La tua mamma è sempre vicino a te, soprattutto mentre bevi da quella tazza; credo che chi ci lascia resta accanto a noi in un’altra forma e ci consiglia, ci protegge e ci aiuta per andare avanti ogni giorno.
Ti abbraccio fortissimo amica
Ciao Simona, e benvenuta!!! Sî, le madri restano. Nel cuore. nei gesti. Nelle ricette. Restano in una frase sospesa. In un abbraccio.Per questo trovo meraviglioso poter avere un momento in cui cercarla e trovarla, ogni mattina.Grazie per le tue bellissime parole. Mi lascio abbracciare e lo ricambio.