Camminare con costanza, presuppone farlo tutto l’anno, consentendomi di osservare le stagioni cambiare, coglierle nel loro divenire. Ammiro il cambio d’abito della Natura. I colori che indossa.
L’Autunno e i tappeti di foglie
Ammiro i mantelli di foglie con cui l’ Autunno avvolge rami e cespugli: tutto quel rosso, oro, arancio, quasi che volesse imprimere per sempre il sole al tramonto su tutta la Foresta.Tinte che sembrano liquide, quasi che dagli alberi colassero a terra.
L’Autunno srotola così lunghi tappeti di foglie sul terreno, nel sottobosco, per accogliere i miei passi. Questa stagione suona il suo inconfondibile ritmo durante il mio cammino, musica il silenzio con il crepitio delle foglie ad ogni mio incedere.
Si faranno ghirlande con le foglie, decorazioni per le porte e la tavola, su cui poggiare le candele che accoglieranno gli ospiti a cena o indicheranno, alla finestra, la presenza di una famiglia in attesa della notte.
Alzo lo sguardo, i rami sembrano offrirsi al cielo, spogliati di ogni vanità ma bellissimi nel mostrare le loro rughe e la propria nudità. A volte penso che dovremmo essere altrettanto capaci, di essere fieri della storia che ci portiamo addosso. Delle stagioni sul nostro corpo. Della nostra età.
L’Inverno e le tracce sulla neve
Mi stupiscono sempre i frammenti di ghiaccio che la Natura lascia sul terreno in Inverno. Come se le Fate avessero adornato la Foresta di diamanti per farla risplendere ai primi raggi di sole, quelli leggeri, che scaldano appena, e fanno capolino subito dopo l’alba.
La neve ricama d’argento la foresta, avvolgendola in un cappotto intessuto con fili di silenzio. Bada bene, è una magia che riempie l’anima e la sazia. E’ tutto come sospeso, congelato, senza Tempo. Le mie orme visibili rivelano il sentiero intrapreso e i km percorsi, senza mentire, quasi fossero l’unica cosa che si è mossa nel bosco così come la voce muta della mia fatica e della mia felicità. C’è sempre un termos appeso al mio zaino per scaldare con un tè sia mani che respiro.
La Primavera e la voglia di ricominciare
Quando arriva, la Primavera ha il passo leggero, soffia fuori i primi germogli e tutto appare filtrato da una luce verde. Di promessa. E ogni bocciolo è un inizio, ha un senso, da non perdere e su cui riflettere. Come le giornate che tornano a scaldare il viso, tra squarci aperti, di cielo e piante.
All’alba i passeri iniziano a cantare e io mi alzo, mentre stropiccio i primi pensieri tra le lenzuola e il sogno della notte che se ne va. Infilo sorrisi tra il profumo di caffè e i buongiorno che sussurro a mio marito, a mio figlio, a Vidar.
Il vento diviene tiepido. All’ombra della Foresta si trova quella voglia di fare, di inizio, di desiderio, di sogno. Si delineano cose nuove. Bozze di liste di cose da fare. Buoni propositi. Si cercano gentilezze da regalare. Arriva prepotente il richiamo di cominciare a camminare.
L’Estate e i picnic
L’Estate giunge scalza, e spinge a trovare ristoro. Nella frescura. Ad inseguire l’ombra. La vegetazione. Le chiome con le foglie che sussurrano, dondolando, fremendo, cantando e raccontando di scoiattoli e camminate dal fiato corto. La salita è sempre la stessa, eppure in Estate è diversa, sa di fatica.
Ho una borraccia sempre a portata di mano per bere a sorsi, oltre all’acqua, anche la mia gioia per una stagione che invita a sostare sul percorso più a lungo, senza fretta. Dove organizzare un un picnic diviene attesa di salutare il sole che, tramontando, si squaglia, là, all’orizzonte. L’Estate sa di chiacchiericcio tra le vie, la sera. Di luce che indugia, pigra, senza alcuna voglia di lasciar spazio alla luna.
Camminare diviene il diario di giorni, di pensieri impigliati sul cuore, di riflessioni sulla Vita. Di liberazione, leggerezza, profonda acquisizione di se stessi e di ciò che ci circonda.
Camminare è una terapia. Osservare le stagioni cambiare, anche. E, come dico sempre, bastano solo un paio di scarpe.